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Biodanza e cura di sé

di Isabella Casadio

La malattia è il lato notturno della vita, una cittadinanza più onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno dello stare bene e in quello dello stare male. Preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi di quell’altro paese”

Susan Sontag

 

Un giorno quello che ero non esisteva più: il mio corpo, i miei pensieri, i miei sogni, le mie emozioni. Quel giorno avevo, però, ritrovato la mia vita, una vita da imparare ad amare, da ricostruire in ogni suo aspetto con una nuova consapevolezza. La vita è un dono grande, e ogni istante va vissuto come se fosse l’ultimo per non sprecarne il senso”

Stefania Cappetta

Entrare nel merito del tumore al seno significa scoprire esistenze ferite. La diagnosi e il trattamento curativo rappresentano una frattura traumatica nel fluire dell’esistenza: una linea netta tra un «prima» e un «dopo»; un «dopo» caratterizzato da sofferenza, fatica, ripercussioni su tutto il modo di “essere nel mondo”, tanto da sconvolgere la donna nella sua interezza. Le ferite, infatti, toccano tutta l’esistenza: non solo il corpo e la femminilità, ma anche la vita emotiva, relazionale e progettuale.

Il processo di guarigione ha bisogno di un approccio globale alla persona, poiché un trauma che colpisce il corpo ha ripercussioni a tutti i livelli dell’Essere.

In linea con questo pensiero, il percorso di cura che attua Biodanza include tutte le dimensioni del soggetto: la dimensione corporea, psichica, relazionale.

Si tratta di richiamare a uno spazio per sé in cui prendersi cura come accompagnamento verso la capacità di ritrovarsi, di accettarsi, di valorizzarsi, di amarsi.

Inoltre, il fatto di esprimersi e condividere all’interno di un gruppo di donne, consente di sperimentare un contesto creativo e affettivo di “sorellanza” che alimenta il sentirsi parte di una comunità di donne, così poco frequente nella quotidianità.

 

Se la salute è un “bene propositivo” in quanto deve essere mantenuto e curato con la partecipazione attiva della persona, la domanda di salute è domanda di educazione perché promuove la responsabilizzazione e sensibilizzazione della persona sul valore di tutelare il proprio benessere e una più che soddisfacente qualità di vita. Si tratta di un proposito non facile da perseguire in una società caratterizzata dai ritmi di vita sempre più frenetici, dal continuo aumento della complessità e dell’incertezza, dalla dispersione sociale e dalla diffusa crisi relazionale.

La donna, in particolare, che deve destreggiarsi nel doppio ruolo lavorativo dentro e fuori casa, è più soggetta a vite frammentate e stressanti. A questo si aggiunge che, nella maggioranza delle donne, forte è la tendenza alla cura degli altri; debole o inesistente la cura di sé. I secolari condizionamenti culturali che hanno legato la donna a tutto ciò che concerne la vita emotiva e affettiva, così come al lavoro all’interno della famiglia e quindi alla maternità, alla relazione e all’aver cura degli altri, hanno portato le donne a “non esistere per se stesse” e a dover rinforzare doti quali pazienza, modestia, premura e devozione, indispensabili per imparare a cogliere i bisogni altrui.

A maggior ragione in una realtà sempre più frenetica, dove il doppio lavoro fuori e dentro casa risucchia ogni energia, nasce quanto mai urgente il bisogno di offrire spazi perché le donne possano legittimarsi un tempo “quieto” in cui dedicarsi a sé stesse e aver cura di sé, a partire dal proprio corpo e dalle proprie emozioni, in modo da recuperare la capacità di ritrovarsi, di rispettarsi, di ricaricarsi, di tutelare il proprio benessere e una più che soddisfacente qualità di vita.

 

Obiettivi possibili del percorso di Biodanza:

  • Imparare a prendersi cura di sé nella prospettiva dell’unicità della persona, nelle sue dimensioni corporea, affettiva, relazionale. Si tratta di richiamare a uno spazio per sé in cui prendersi cura come accompagnamento verso la capacità di ritrovarsi, di accettarsi, di valorizzarsi, di amarsi.

  • Vivere il proprio corpo: la cura di sé può nascere attraverso il risveglio della sensibilità del corpo, come finestra che si apre sul mondo interiore ed esteriore e facilita il dialogo con se stesse, con le altre e con la realtà circostante.

  • Piacere per piacersi: ritrovare un corpo che sente e ascoltare vissuti corporei piacevoli sono il primo passo per riconciliarsi col proprio corpo, rispettandolo e accettandolo. La possibilità di piacersi, così come si è, diventa preludio indispensabile per piacere agli altri..

  • Rinforzo dell’identità femminile: riconoscere e agire sulla parte vitale di ogni donna, lavorare sulla qualifica della persona, sulla possibilità di riconoscersi e di accettarsi, sul rinforzo dell’autostima e sulla capacità di vincolo affettivo. Attraverso il contatto con se stesse, con i propri vissuti e con la loro espressione adeguata si facilita la connessione con i propri bisogni e desideri, per ritrovare a essere ciò che si è e diventare ciò che si desidera, al di là dei diktat imperanti della società.

  • Riequilibrare la cura di sé e la cura degli altri: questo richiamo alla cura di sé, in cui riconoscere il diritto a prendersi cura in primo luogo di sé, non esclude ma comprende la cura degli altri, e costituisce un percorso in cui si dispiegano strategie e modalità d’intervento che sappiano tener conto delle identità di genere e che abbiano premura di facilitare il compimento al divenire autentico di ognuno.

  • Sentirsi parte di una comunità di donne: esprimersi e condividere all’interno di un gruppo di donne, consente di sperimentare un contesto creativo e affettivo di “sorellanza”, così poco frequente nella quotidianità.

 

Metodologia:

L’approccio metodologico prevede di agire contemporaneamente sulle dimensioni corporea, emotiva e relazionale della persona, utilizzando strumenti specifici quali la musica, il movimento, il gruppo (Biodanza) e la scrittura riflessiva.

 

  • La Biodanza è un sistema di integrazione umana che consente a ciascun individuo

  • l’integrazione a sé attraverso il riscatto dell’unità psico-fisica

  • l’integrazione all’altro grazie alla percezione dell’altro come simile

  • l’integrazione al tutto attraverso la consapevolezza di essere parte dell’ambiente.

La metodologia consiste nello stimolare esperienze vissute di pienezza, piacere, rinnovamento, sicurezza e serenità attraverso:

  • la musica, un linguaggio universale che può raggiungere tutti perché comunica emozioni. Ogni musica utilizzata viene scelta secondo precisi criteri di semantica musicale.

  • il movimento naturale che esprime contenuti emozionali. Da questo punto di vista ogni nostro movimento può diventare danza quando pieno di significato.

  • le situazioni di incontro in gruppo. Il gruppo in Biodanza funge da contenitore protettivo per ciascuno dei partecipanti e offre possibilità diversificate di comunicazione con esercizi individuali, in coppia, in piccoli gruppi o coinvolgendo l’intero gruppo.

È stata creata negli anni ‘60 dal prof. Rolando Toro, psicologo e antropologo cileno, in seguito alle ricerche sugli effetti congiunti della musica e del movimento sul benessere della persona.

Biodanza favorisce l’espressione e lo sviluppo delle più qualificanti qualità umane. Tutti possono praticarla e tutti possono ottenere benefici.

 

Presentazione “Race for the cure” – 17 Ottobre 2015 ore 10

Con le operatrici del coordinamento Alessandra, Isabella, Jamal, Lidia, Nicoletta



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