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Ricordando Rolando Toro, maestro e amico

16 Febbraio 2021 di Marcelo Mur

Undici anni fa Rolando Toro se ne andava a danzare con le stelle. La notte prima lo sognai. Lo vidi in piedi alla porta della mia stanza da letto. Guardava nella mia direzione e stranamente portava occhiali oscuri. Al mio risveglio ho provato una sensazione mista di forza e vulnerabilità. La sua presenza mi infondeva forza, gli occhi oscurati, viceversa, inquietudine. Alcune ore dopo ricevo una telefonata dal Sudamerica da un amico comune che mi comunicava la triste notizia. Incredibile. Mi piace pensare che sia venuto a salutarmi. E ho anche trovato un senso agli occhi oscurati: li aveva chiusi, per sempre.

Nonostante Rolando avesse vissuto quasi 86 anni ed io fossi consapevole che la morte fa parte dell’esistenza di ciascun essere umano, ho molto sofferto la sua mancanza. Lui è stato maestro d’arte e di vita per me. Mi invitò a venire in Italia dove era arrivato dal Brasile nel 1989 insieme a Eliane Matuk per restare. Atterrai a Milano nel 1992 per collaborare alla diffusione della Biodanza in Europa. Qui ho vissuto una rinascita personale e professionale.

Malgrado la perdita fisica, Rolando vive ancora in me, mi accompagna. Un ricordo ricorrente negli ultimi tempi: siamo insieme nel suo alloggio ad Argegno, sulle rive del lago di Como, dove tra gli anni 1993 e 1997 abitò con sua moglie Claudete Sant’Anna prima di rientrare insieme nel suo Cile natale. Lo vedo a volte camminando, altre da seduto. Parliamo, beviamo un te. Cose semplici, della quotidianità. Tuttavia le condivido con piacere perché fonte di intense sensazioni, diverse da quelle vissute quando teneva i corsi. In questo ricordo di vita privata avverto la sua presenza serena, calda, accogliente, rassicurante.

Rolando, come forse saprete, amava citare il poeta Rainer Maria Rilke. In questo difficile e prolungato periodo storico mi trovo frequentemente a evocare: la pazienza è tutto.

«Aspettate con umiltà e con pazienza l’ora della nascita di un nuovo chiarore. […] Il tempo, qui, non è una misura. Un anno non conta. Dieci anni non sono niente. Essere artisti non vuol dire contare, vuol dire crescere come l’albero che non sollecita la sua linfa, che resiste fiducioso ai grandi venti della primavera, senza temere che l’estate possa non venire. L’estate viene. Ma non viene che per quelli che sanno attendere, tanto tranquilli e aperti che se avessero l’eternità davanti a loro. Lo imparo tutti i giorni a prezzo di sofferenze che benedico: la pazienza è tutto“.
(Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta.)
Carissimo Rolando, ti sono infinitamente grato per tutto ciò che mi hai dato.

 

Marcelo Mur.



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16 Febbraio 2021 di Marcelo Mur


26-27 Maggio 2018 - Palazzago (BG)



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